Se hai installato un nuovo impianto elettrico in casa, avrai sentito della dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico. Cosa sapere, in breve:
Cos’è? | Il documento che attesta che l’impianto elettrico è a norma |
Chi lo redige? | L’impresa che ha eseguito i lavori |
Costi | 150-600 euro |
Eventuali sanzioni | Multe da 100 a 10.000 euro |
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Indice
- Cos’è la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico e quando è obbligatoria
- Cosa include il certificato di conformità dell’impianto elettrico?
- Chi rilascia la certificazione di conformità dell’impianto elettrico
- I costi della certificazione dell’impianto elettrico
- Quando scade il certificato di conformità impianto elettrico
- Sanzioni per mancata dichiarazione di conformità dell’impianto
- Certificazione impianto elettrico esistente: come funziona
Cos’è la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico e quando è obbligatoria
La dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico (nota anche come DiCo) è un documento obbligatorio che certifica che l’impianto è stato realizzato nel rispetto delle normative tecniche e di sicurezza in vigore.
È, dunque, la garanzia ufficiale che l’impianto elettrico della tua abitazione è sicuro ed efficiente.
Questa certificazione è stata introdotta dalla Legge 46/1990, con l’obiettivo di ridurre i rischi legati a impianti eseguiti in modo non professionale e oggi è regolata dal Decreto Ministeriale 37/2008. Da allora, ogni impianto elettrico nuovo o modificato deve essere accompagnato dalla dichiarazione di conformità al termine dei lavori.
Devi ricevere la dichiarazione di conformità in tutti questi casi:
- Quando viene installato un impianto elettrico ex novo;
- Quando l’impianto subisce modifiche sostanziali, come ampliamenti o trasformazioni;
- Quando si effettuano interventi di manutenzione straordinaria che incidono sulla struttura dell’impianto;
- Quando si richiede il certificato di agibilità o l’allaccio alla rete elettrica per un edificio.
➡️ Non è invece obbligatoria per i semplici interventi di manutenzione ordinaria, come la sostituzione di componenti guasti o obsoleti, che non modificano l’impianto nella sua struttura o destinazione d’uso.
Cosa include il certificato di conformità dell’impianto elettrico?
Nella certificazione vanno indicati:
- Dati anagrafici del Responsabile tecnico;
- Dati dell’impresa o ditta individuale;
- Indirizzo della sede legale dell’impresa;
- Numero di iscrizione dell’impresa;
- Tipo di intervento svolto (nuovo impianto, trasformazione, ampliamento, manutenzione straordinaria, altro);
- Dati del committente;
- Dati del proprietario dell’immobile.
Alla dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico vanno inoltre allegati altri 3 documenti:
- Il progetto o lo schema dell’impianto;
- Un elenco dei materiali utilizzati;
- Copia aggiornata della visura camerale dell’impresa.
Chi rilascia la certificazione di conformità dell’impianto elettrico
La dichiarazione di conformità deve essere redatta e firmata dall’impresa che ha realizzato l’impianto, attraverso un tecnico abilitato iscritto alla Camera di Commercio.
Solo le imprese in possesso dei requisiti previsti dal Decreto Ministeriale 37/2008 possono rilasciare questo documento, ed è importante che tu, come committente, ti assicuri che chi esegue i lavori sia regolarmente autorizzato.
Una volta completati gli interventi, la dichiarazione va compilata in ogni sua parte, corredata dagli allegati obbligatori.
A questo punto si producono 3 copie che vanno distribuite:
- Al proprietario o utilizzatore dell’immobile;
- Alla società che ha svolto i lavori;
- Allo Sportello Unico dell’edilizia del Comune in cui si trova l’immobile.
I costi della certificazione dell’impianto elettrico
Il prezzo per ottenere la dichiarazione di conformità può variare in base alla tipologia dell’impianto e all’intervento necessario. In linea di massima, possiamo dire che i costi si aggirano intorno a:
- 150 – 200 euro per la certificazione di un impianto elettrico già esistente, quando non sono necessari lavori significativi: il tecnico verifica lo stato dell’impianto e rilascia la DiCo;
- 200 – 600 euro se l’impianto necessita di adeguamenti o modifiche: in questo caso si pagano sia i controlli sia gli interventi aggiuntivi.
➡️ Tieni presente che questi importi sono medi e possono variare a seconda della zona geografica, della complessità dell’impianto e delle tariffe applicate dalla ditta incaricata.
Prima di procedere, ti conviene chiedere un preventivo dettagliato all’impresa esecutrice: così sai esattamente cosa è incluso (verifiche, rilascio del documento, invio alle autorità) e puoi confrontare offerte diverse con maggiore consapevolezza.
Quando scade il certificato di conformità impianto elettrico
Una volta rilasciata, la dichiarazione di conformità non ha una scadenza: rimane valida finché l’impianto elettrico resta invariato.
Questo non significa che valga per sempre in ogni circostanza. Se in futuro decidi di eseguire modifiche, ampliamenti o qualsiasi intervento che alteri la struttura o la funzionalità dell’impianto, sarà necessario aggiornare la documentazione.
In pratica, ogni intervento significativo deve essere accompagnato da una nuova dichiarazione che attesti la conformità delle parti modificate o aggiunte. Questo è fondamentale sia per rispettare le norme, sia per garantire la sicurezza dell’impianto nel tempo.
Se invece l’impianto non subisce alcun cambiamento, la certificazione originale resta valida, anche in caso di vendita o locazione dell’immobile.
Sanzioni per mancata dichiarazione di conformità dell’impianto
La dichiarazione di conformità non è un documento facoltativo: è obbligatoria per legge. Se l’impresa che ha realizzato l’impianto non la rilascia, può andare incontro a sanzioni amministrative piuttosto serie.
Come previsto dal Decreto Ministeriale 37/2008, infatti, chi esegue lavori sugli impianti senza fornire la relativa certificazione rischia multe da 100 a 10.000 euro, oltre a eventuali provvedimenti disciplinari se non è in possesso dei requisiti tecnici richiesti.
Ma i rischi non riguardano solo l’installatore: anche per te, come proprietario o committente, l’assenza della DiCo può avere conseguenze pratiche importanti.
Ad esempio, in caso di vendita o locazione dell’immobile, la mancanza della dichiarazione può ostacolare il buon esito dell’operazione, poiché l’acquirente o l’inquilino potrebbe richiederla come garanzia di sicurezza e regolarità.
Inoltre, l’assenza del documento può rallentare le pratiche per ottenere l’agibilità dell’edificio, l’allaccio alla rete elettrica o la stipula di un nuovo contratto di fornitura.
Certificazione impianto elettrico esistente: come funziona
Nel caso di impianti elettrici già esistenti, soprattutto realizzati diversi anni fa, può capitare che non sia disponibile la dichiarazione di conformità.
In queste situazioni, la normativa prevede un’alternativa: la dichiarazione di rispondenza, o DiRi.
La differenza tra i due documenti sta principalmente nella data di realizzazione dell’impianto. La dichiarazione di conformità è obbligatoria per tutti gli impianti eseguiti dal 27 marzo 2008 in poi, secondo quanto stabilito dal DM 37/2008.
Per impianti realizzati tra il 1990 e il 2008 (ovvero dopo l’entrata in vigore della Legge 46/90, ma prima del DM 37/2008) e in mancanza della DiCo originale, è possibile certificare la sicurezza dell’impianto tramite la DiRi.
Questo documento può essere redatto solo da un tecnico abilitato con determinati requisiti: deve essere un professionista iscritto all’albo da almeno cinque anni o un responsabile tecnico di un’impresa abilitata.
Anche la DiRi serve ad attestare che l’impianto è conforme alle normative in vigore al momento della sua realizzazione. Non si tratta quindi di una scorciatoia, ma di una certificazione a tutti gli effetti, utile soprattutto in caso di compravendite o regolarizzazioni di impianti più datati.
Fonti
https://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2023/12/28/176701-dichiarazione-di-conformita-dell-impianto-elettrico-cos-e-e-come-funziona